Sul Colle aperto di Città Alta, l’Orto Botanico «Lorenzo Rota» è tornato a essere un simbolo della città e della sua rinascita ambientale. Qui convivono piante esotiche e specie autoctone, in un microcosmo che mostra come la natura possa coesistere con l’urbanità.
Un laboratorio a cielo aperto per la biodiversità
Fondato nel 1972, l’Orto ospita oggi più di 1.000 specie vegetali distribuite su 3.000 metri quadrati. Ogni aiuola racconta un ecosistema: le piante alpine, quelle tropicali, le mediterranee. Secondo i dati forniti dal Comune, nel 2025 le visite hanno superato le 80.000 presenze, con un incremento del 15 % rispetto all’anno precedente. «Qui i bambini capiscono che la natura non è lontana, è sotto casa», spiega la curatrice Maria Locatelli, responsabile dell’area didattica.
Le novità del 2025: orti urbani e visite notturne
Il progetto “Verde in città”, finanziato con fondi regionali, ha introdotto orti didattici sperimentali nel quartiere di Borgo Santa Caterina e visite serali nei mesi estivi. L’obiettivo è creare un filo verde che unisca il centro alle colline. Le serate “Natura e Stelle” hanno registrato il tutto esaurito: i visitatori possono osservare le costellazioni da terrazze panoramiche tra tigli e gelsomini.
Un polmone che aiuta la città a respirare
Secondo l’ARPA Lombardia, le aree verdi di Bergamo contribuiscono a ridurre le concentrazioni di polveri sottili fino al 5 %. L’Orto Botanico svolge un ruolo chiave in questo equilibrio: «Non è solo un museo di piante, ma un presidio ecologico urbano», precisa il direttore Luca Rota. Nei prossimi mesi verranno installati sensori per monitorare in tempo reale la qualità dell’aria e i livelli di umidità del suolo.
Accesso e iniziative per i cittadini
L’ingresso è gratuito ogni prima domenica del mese per i residenti della provincia. Durante i fine settimana sono attivi laboratori per famiglie e corsi di riconoscimento botanico. Sul sito ufficiale si possono scaricare mappe interattive e percorsi tematici. «Camminare qui dentro è come attraversare la storia naturale della città», racconta una volontaria. E in effetti, basta un’ora di visita per ritrovare il respiro delle origini.
